Se la comunicazione, intesa come scambio di messaggi, è una peculiarità del regno animale, il linguaggio verbale è una prerogativa umana. Il linguaggio è un sistema complesso dal quale scaturiscono sensazioni, emozioni, reazioni che stanno alla base della vita di tutti gli esseri umani e, al di là degli artifici che una persona può mettere in atto per nascondere se stesso, il suo modo di comunicare, di porgere, di mettere a disposizione degli altri il proprio pensiero vestito di parole, finirà per mettere a nudo anche ciò che inconsciamente non sa di sé. Ogni lingua è funzionale ai suoi fruitori che solo con le parole e le espressioni che risultano familiari possono compiutamente rendere partecipi gli altri delle proprie passioni, delle proprie idee, delle certezze come dei dubbi, degli ideali come della realtà. Il mondo è però in continua evoluzione e, dietro a ogni nuovo divenire, il linguaggio muta, si evolve e in parte muore: quando una parola non viene più usata anche molti vocabolari segnalano la sua morte con una croce accanto. Allora bisogna fare la parte degli storici: ricostruire, soprattutto quando le fonti scritte sono carenti, ciò che è stato del modo, anzi, dei modi di parlare di chi ci ha preceduto perché il passato illumina il presente e ci aiuta a capire meglio noi stessi. Dobbiamo eseguire un lavoro di conservazione perché, come afferma lo scrittore e saggista francese George Steiner, “quando una lingua muore, un modo di intendere il mondo, un modo di guardare il mondo muore insieme ad essa” e non è giusto seppellire così le nostre radici.
Il titolo, la storia Ci vuole una bella fantasia per pensare a un “pendolare” della storia. Eppure a Camilla, una ragazzina qualunque che vive in una famiglia qualunque e frequenta una scuola qualunque, per una settimana viene offerto una sorta di lasciapassare di andata e ritorno per un viaggio nel Medioevo e, come tutti i pendolari, incontra nei suoi viaggi inconvenienti e difficoltà. Camilla, una quasi dodicenne un po’ ribelle, non ama molto la scuola e vorrebbe togliersi il fastidio di studiare cose noiose come la storia. Però c’è un’ interrogazione che la aspetta per rimediare un voto mediocre e questo appuntamento sembra già segnato da un colossale insuccesso perché alla sua età, afferma Camilla, non esiste solo la scuola, ma c’è un mondo da scoprire e cose da godersi prima di diventare “vecchia” e lei è fermamente intenzionata ad anteporre questi aspetti della vita a qualsiasi impegno scolastico. Ma ha anche dei doveri a cui non si può sottrarre e così assume il ruolo della vittima sacrificale per non deludere chi le sta intorno e la controlla da vicino. Qualcuno viene mandato in soccorso della ragazzina che, dapprima un po’ recalcitrante, finisce con il lasciarsi condurre in giro da personaggi strampalati per castelli, monasteri, boschi, piazze e mercati e lo fa portandosi dietro la sua mentalità di ragazzina moderna, con le sue esperienze e le sue conoscenze. Quando “torna” a casa è però condizionata da quello che ha visto e sentito nelle sue peregrinazioni: per una settimana la sua vita sarà come sospesa tra due mondi diversi creando scompiglio nella sua mente e nella sua famiglia. È proprio da questo scompiglio che si muoveranno i fili di un cambiamento nei rapporti non sempre sereni con i suoi familiari, specialmente con la sorella maggiore nei confronti della quale soffre di un complesso di inferiorità. Da equivoci e incomprensioni nascerà un equilibrio maggiore? Riuscirà la nostra eroina a trovare una maggiore comprensione nel mondo degli adulti che le appaiono spesso strani, contraddittori e ostili? Di più non è il caso di dire per non togliere il gusto della scoperta e delle aspettative del lettore. Sì, perché anche se Medioevo andata e ritorno non è un giallo, suscita egualmente la curiosità di andare avanti per vedere cosa mai succederà di nuovo. Un po’ di fiaba, un po’ di storia, un po’ di avventura, un po’ di attualità e la miscela è pronta per un libro che ti divertirà e da cui certamente imparerai qualcosa. Con Camilla Leggendo questo romanzo ti sembrerà di essere in un mondo per certi versi lontano anni luce da quello che conosci, per altri immutato perché il filo della storia non si interrompe mai, ma semplicemente si sdipana a poco a poco, magari cambia colore o si sfilaccia, ma poi torna a ricomporsi in un unico bandolo. Attraverso la lettura, animata da un linguaggio fluido, ricco di dialoghi e da uno stile comico, ti sembrerà di incontrare e parlare con i personaggi, dai fantastici folletti che con grande pazienza accompagnano Camilla cercando di dare una spiegazione a ciò che vede, ai personaggi umili che fanno capire alla ragazzina quanto sia fortunata a vivere nel mondo attuale; dalle ricche fanciulle il cui destino è già stato fissato da padri
Una storia nella Storia La Storia con la esse maiuscola è come un ponte sul passato e ricostruisce, mattone su mattone, eventi, imprese, date, personaggi, intere civiltà. Nel suo contesto si innesta la storia personale degli uomini che hanno agito, pensato, gioito e sofferto senza tuttavia passare alla Storia. È il caso di Simon ed Étienne i quali, nutriti delle idee e degli ideali dell’Illuminismo, vivono, ognuno in maniera diversa, gli anni della Rivoluzione francese. Simon, nato in una famiglia di contadini, frequenta la scuola presso un’abbazia prima di recarsi a Parigi, attratto inspiegabilmente dalla grande città in pieno fermento. La sua partecipazione agli eventi rivoluzionari sarà modesta, ma vivrà comunque in modo sentito l’evolversi della situazione. Étienne, cresciuto in una famiglia nobile, si immerge con entusiasmo nel ruolo di rivoluzionario, anche se subirà una profonda delusione che lo porterà a modificare la sua posizione politica. Un’altra figura, un ragazzino che vive da clochard, porta una ventata di allegria nella vita di Simon, tutta proiettata verso una misteriosa “missione” che lo tiene legato nell’interminabile attesa di un segnale che sveli l’enigma che accompagna i suoi sogni e le sue sensazioni fin da bambino. Intorno a Simon ed Étienne che alla fine del romanzo sono diventati ormai uomini, ruotano genitori, preti, fanciulle, uomini d’affari, governanti, maggiordomi, amici, osti, popolani, mendicanti; uno di questi personaggi in particolare sarà la chiave di volta della vicenda, in un periodo in cui la punta più aspra della Rivoluzione, il Terrore, sta per cedere a una fase di nuovo assestamento. Il mistero che aleggia in tutto il romanzo sarà naturalmente svelato solo all’ultimo, risolvendo la suspense che accompagna fin dall’inizio la lettura.
Durante il fascismo, precisamente nel 1938, in una borgata alla periferia di una città portuale, vive un ragazzino di nome Giulio, figlio di antifascisti che partecipano in maniera sporadica alla lotta clandestina.La famiglia riceve la visita di Fiorenzo, un parente venuto dall’America che fa parte invece della gerarchia fascista e che si prende a cuore il giovane.Giulio frequenta la scuola di avviamento professionale e nutre simpatia per una coetanea ebrea.Praticando la bottega di Mede, dove impara ad aggiustare biciclette, egli fa la conoscenza di un giovane che non parla e che è soprannominato Pendolo, alle cui spalle si snoda una vicenda avventurosa.Giulio è costretto a barcamenarsi tra la presenza scomoda del parente fascista, che comunque riscuote la sua simpatia, e la difficile realtà della vita quotidiana dove si inserisce l’esperinza del fratello, innamorato anch’egli di una giovane ebrea e poi preso sotto l’ala protettrice di Fiorenzo.Giulio cresce finché, scoppiata la guerra, non prende atto della necessità di partecipare attivamente alla lotta di liberazione.
Nascita di un copione teatrale La commedia “Viaggio semiserio nel Medioevo” nacque per esigenze didattiche alla fine degli anni Novanta, quando un ennesimo cambiamento nei programmi di storia per la scuola media abolì la trattazione del Medioevo riducendola a un compendio. Poiché mi sembrava importante, decisi di far recitare alla classe, in modo scherzoso, vicende di vita quotidiana ambientate in quel periodo. I miei alunni, per l’accumulo di impegni, non portarono a termine il progetto, ma so che diverse classi in giro per l’Italia hanno messo in scena la commedia e si sono divertite.Pensai allora di presentarla per la partecipazione a un concorso e fu scelta, insieme a lavori di altri sei autori. Il premio fu la pubblicazione.Praticamente ha costituito la base per il libro di narrativa “Medioevo andata e ritorno” e narra il viaggio fantastico fatto in sogno da Jessica, la protagonista, che incontra personaggi per lei bislacchi che le illustrano il modo di vivere dei loro tempi.La realizzazione teatrale che è stata concretizzata in varie scuole, dimostra che si può imparare, oltre che sui libri, anche in maniera alternativa: non sempre si può attuare, ma a volte serve.
La mia passione per la cucina e il “vizio” di scrivere poesie a volte si sono incontrati e ne sono nate piccole composizioni, di solito scritte in vernacolo, su ricette, scenette, battute che sono state giudicate divertenti.Un giorno mi sono imbattuta nel bando del concorso “Le ricette della nonna” così ho deciso di partecipare.La poesia scelta é stata “Il baccalà alla livornese”, ma tutte e tre le poesie che ho inviato sono state inserite nell‘antologia pubblicata dall‘associazione Terre Tricoilore organizzatrice dell‘iniziativa.